Ormai sono 7 gli anni in cui i Dipendenti pubblici attendono il rinnovo del contratto con conseguente aumento degli stipendi. Proprio lo scorso 30 novembre è stato firmato l’accordo tra il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia e Cgil, Cisl e Uil. Gli aumenti che sono stati previsti per il rinnovo dei contratti statali ammontano a 85 euro medi lordi, siamo difatti in attesa dell’’avvio della trattativa vera e propria con l’Aran, Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), è un’agenzia italiana che rappresenta legalmente le pubbliche amministrazioni italiane nella contrattazione collettiva nazionale. Istituita dall’art. 50 del d.lgs 3 febbraio 1993, n. 29. (“Razionalizzazione della organizzazione delle Amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina in materia di pubblico impiego, a norma dell’articolo 2 della legge 23 ottobre 1992, n. 421”) nell’ambito dell’attuazione della cosiddetta privatizzazione del diritto del lavoro pubblico in Italia.
Antonio Foccillo, Segretario confederale Uil, chiede che sia rispettata l’intesa con il governo sottolineando che l’intesa deve essere correttamente recepita non solo nella direttiva necessaria alla concreta definizione dei contratti per i lavoratori del pubblico impegno ma anche nel Testo unico. Confida comunque nel fatto che il governo rispetti i patti sottoscritti. I sindacati quindi chiedono di entrare subito nel vivo delle trattative per i rinnovi dei contratti dei singoli comparti, tenendo come riferimento l’accordo di pochi mesi or sono fatto a Palazzo Vidoni, così che si inizi a dare il giusto riconoscimento economico a milioni di lavoratori.
Quindi questa è la situazione ad oggi, ma non finisce qui
Nel mirino del Ministero per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione ci sono gli assenteisti. Infatti sarà pronto entro la metà di febbraio il decreto di riforma del testo unico del pubblico impiego nel quale particolare attenzione verrà riservata ai dipendenti pubblici che si assentano spesso e ai casi di assenteismo di massa. Il paradosso lo riscontriamo nel fatto che si procede in maniera spedita sulla rivisitazione di alcune regole, invece sulle questioni chiave si procede con molta lentezza. Ci riferiamo proprio al rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici sopracitato, fermo difatti da 7 anni, con una sentenza dell’Alta Corte che obbliga la maggioranza a sbloccarlo e con il budget stanziato nell’ultima legge di Bilancio. Si potrebbe dire la stessa cosa anche in relazione al bonus di 80 euro per le forze dell’ordine per il 2017. La promessa e il budget ci sono anche se inseriti nella voce generale della pubblica amministrazione, il mese di gennaio purtroppo è trascorso a vuoto.
Secondo i dati ISTAT in Italia l’attesa dei lavoratori con contratto scaduto supera in media i 4 anni, invece nella sola pubblica amministrazione raggiunge quota 7 anni a dicembre 2016. Nel pubblico impiego, come spiega l’istituto di statistica, i dipendenti risultano con il contratto scaduto dalla fine del 2009 e i mesi di vacanza contrattuale sono pari a 84. Invece, nel settore privato, la quota dei dipendenti con contratto scaduto è pari al 36,1% e i mesi di attesa sono 29,1, quasi due anni e mezzo. Complessivamente poco più di metà dei lavoratori dipendenti risulta in attesa di rinnovo (il 50,5%). Bisogna precisare che la quota à in netta diminuzione rispetto al mese precedente (68%) grazie al rinnovo dei metalmeccanici. In media i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono 53,7, in calo rispetto allo stesso mese del 2015 (56,4).
Referendum abrogativo sui Voucher
Aggiungiamo alle nostre news quindi il referendum abrogativo sui Voucher promosso dalla CGIL. I Voucher sono utilizzabili solo per prestazioni occasionali, questa specifica fa parte del concetto di base di pagamento in voucher sin dal 2003, quando sono stati introdotti i buoni. La reale modifica riguarderà la definizione di “occasionale”. Per potersi avvalere dei buoni, rispettando la dicitura sopracitata, bisognerà rientrare in quattro limiti. Non si potrà pagare in voucher più del 10% o del 5% considerando un monte di ore di lavoro in un’azienda pari a 100. Bisogna precisare che la decisione non à stata ancora presa. Il secondo limite dice che non potranno essere pagati in voucher più di 10 giorni lavorativi al mese, anche se non sono consecutivi. Questa modifica à volta ad evitare una disparità di trattamento per persone che siano ugualmente impiegate, ma ricevano pagamenti differenti, chi con il buono e chi con regolare contratto. Il terzo punto dice che in un anno, la cifra massima percepibile in voucher dalla stessa azienda dovrà essere inferiore a 1.500 euro, o addirittura a 1.000. Come per il primo punto, anche questa modifica à da definire. Ultimo limite, il quantitativo annuale percepibile in voucher dal singolo lavoratore, anche sommando i pagamenti di diverse aziende potrà essere portato a 5.000€, com’era due anni fa (oggi à pari a 7.000 euro). Ad ogni modo, à importante sottolineare come il 93% di coloro che vengono pagati con questa modalità, incassino meno di 2 mila euro all’anno.
Ognuno si faccia la propria idea
Non possiamo certo dire che siamo abituati in Italia alla velocità e l’efficienza da parte dei governi che abbiamo avuto. In questo sistema si inserisce, secondo il nostro parere, il nostro progetto di Educazione Finanziaria, volto a dare a tutti i cittadini gli strumenti migliori per potersi difendere e per poter contribuire in modo importante alla vita pubblica per quanto riguarda le tematiche finanziarie. L’educazione finanziaria parte da una consulenza gratuita perché quando si professa trasparenzabisogna metterci la faccia e la propria presenza. Per questo il nostro servizio di Cessione del Quinto à così efficiente, oltre la velocità con cui viene erogato, noi di LeaseCredi crediamo nella sua comodità. Siamo a vostra disposizione, per davvero, basta provare a cambiare il tuo modo di ricevere il finanziamento.