Momenti difficili e contesti complessi ormai sono all’ordine del giorno, in tanti sono in prima linea per fare in modo che la situazione migliori, dobbiamo continuare a sperare e a credere nelle nostre capacità. La nostra storia ci ha insegnato che donne e uomini riesco a sconfiggere i nemici, che siano visibili o invisibili, quando lavora insieme per un obiettivo comune. Abbiamo deciso di approfondire la situazione ad oggi legata al Covid 19 intervistando un’infermiera, Chiara Braina.
CIAO CHIARA, PRESENTATI
“Sono Chiara Braina e sono un’infermiera. Il mio percorso formativo è iniziato nel 2014 presso l’Università di Cagliari; mi sono laureata nel 2017 e subito dopo ho iniziato a lavorare presso la Clinica Sant’Elena diQuartu nel reparto di medicina e riabilitazione ortopedica. Mi è stato chiesto più volte il perché avessi deciso di intraprendere questo lavoro così bello, ma purtroppo anche co sì difficile e mal retribuito, in realtà la risposta è sempre stata la stessa: la passione.
Da quando ero piccola il mio sogno è sempre stato quello di fare il medico; la passione me la trasmise mio nonno che era il classico medico di un tempo, di quelli che facevano un po’ di tutto per i propri pazienti, sapevano tutto di qualsiasi branca della medicina senza avere
accesso alla tecnologia. Purtroppo non sono riuscita ad entrare nella facoltà di Medicina a causa del test, il fato ha voluto che entrassi mentre mi laureavo in infermieristica, decisi così di terminare la mia carriera da infermiera, che sia chiaro non era stata assolutamente una scelta di ripiego. Ho deciso di provare il test di infermieristica quando a 18 anni sono salita per la prima volta su un’ambulanza di base con il servizio 118 che ho intrapreso per 6 anni. Ogni week end mentre i miei coetanei andavano in discoteca, o facevano ben altro io salivo sull’ambulanza, un’esperienza che mi ha formata tantissimo. Proprio durante questo servizio di emergenza notai quanto fosse fondamentale il ruolo dell’infermiere.
Durante il percorso universitario il mio sogno era appunto lavorare nell’emergenza, come ad esempio ambulanza, pronto soccorso o addirittura elisoccorso, non pensavo mi sarebbe piaciuto lavorare in un reparto di degenza, soprattutto non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto il rapporto con il paziente, soprattutto alla luce di questi mesi in cui ci troviamo ad affrontare una vera emergenza.”
IL TUO LAVORO IN QUEST’ULTIMO PERIODO HA AVUTO A CHE FARE CON UNA GRANDE SFIDA: IL COVID.
“Tra marzo e aprile sono andata a lavorare da volontaria a Milano in una Rsa che ospitava 200 pazienti Covid, è stata un’esperienza pazzesca, ricca di emozioni belle e brutte e di paura ovviamente. La rifarei altre mille volte. La cosa ovviamente più difficile è lavorare
con i DPI, non respiri, sudi e rischi davvero di sentirti male, non credo che tutti possano affrontare una cosa del genere. Inoltre ovviamente si lavorava con personale ridotto all’osso perché erano tutti malati ed è stato davvero dura, ma mi ha formata tantissimo.”
QUALI SONO I PROBLEMI LAVORATIVI CHE VOI INFERMIERI AFFRONTATE OGNI GIORNO?
“Lavorando in una clinica privata per fortuna il nostro rischio di contagio è abbastanza basso, ma comunque lavorare con i DPI è molto pesante, in realtà succede che a volte mi senta un po’ inutile perché vedo quello che stanno passando i miei colleghi negli ospedali pubblici e mi
dispiace non poter essere loro d’aiuto.”
QUALE CONSIGLIO DARESTI A CHI VUOLE INTRAPRENDERE LA TUA CARRIERA?
“Questo non è un lavoro che possono fare tutti. Ci vuole molta passione, pazienza e voglia di imparare, bisogna scontrarsi ogni giorno con le carenze del nostro sistema sanitario e del nostro stipendio che è tra i più bassi d’Europa. Purtroppo ciò che dicono all’Università non è sempre vero, la nostra professione è ancora molto sottovalutata, ma noi possiamo lottare per far sì che venga riconosciuta a dovere, soprattutto dopo tutto lo sforzo e impegno che stiamo mettendo ogni giorno durante questa pandemia. Spero che i sacrifici che i miei colleghi stanno affrontando servano davvero a far capire al governo e alle persone che si può vivere senza tante cose, ma non si può vivere senza una buona e forte sanità.
Nell’attesa che questo momento molto triste della storia passi vi mando un saluto caloroso.”
RINGRAZIAMENTI
Tutto il team Leasecredi ringrazia Chiara Braina per il contributo e tutti i medici, infermieri, Oss e chiunque lavori nel settore Sanità che oltre a lottare con la pandemia lotta anche con condizioni non sempre ottimali come invece si dovrebbero avere. Un in bocca al lupo a loro e una speranza che tutto il sistema sanitario sia rafforzato a dovere, per noi, per i nostri genitori, nonni, figli e tutte le persone che arriveranno.
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